Milano, 28 febbraio 2017 - 12:48

A Malta si discute di migrazione
«Più cooperazione tra i Paesi Ue»

L’ex premier Enrico Letta ha aperto i lavori del seminario organizzato a La Valletta, a Malta, dal Jacques Delors Institute, il think tank che presiede. Un confronto sulla politica di vicinato della Ue.

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«Difesa, sicurezza, migrazione e confini. La lista delle priorità dell’Unione europea sta cambiando. Prima la leadership era di economia e finanza, mentre la politica estera era all’angolo, ora dalla centralità dell’economia si sta tornando a quella della politica». L’ex premier Enrico Letta ha aperto i lavori del seminario organizzato a La Valletta, a Malta, dal Jacques Delors Institute, il think tank che presiede. Un confronto sulla politica di vicinato della Ue e sulle strategie per contribuire alla stabilizzazione dell’area che si affaccia sul Mediterraneo. Con lui c’era il padrone di casa, Joseph Muscat, premier maltese e presidente di turno della Ue.

Europa in crisi

Il dibattito avviene in un momento di evidente crisi politica della Ue. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker sta lavorando a un Libro bianco per rilanciare il progetto europeo, che sarà presentato a giorni e sottoposto all’attenzione dei leader europei probabilmente il mese prossimo, e che prevede una maggiore integrazione seppure a velocità differenti. La gestione dell’emergenza migranti ha dimostrato tutti i limiti dell’Unione, più ancora della crisi finanziaria. «La solidarietà non è un esercizio di scelta selettiva», ha osservato Muscat, evidenziando la necessità di dare risposte ai cittadini senza per questo venire meno ai valori europei: «In economia come in politica estera stanno emergendo due concetti che si toccano ma non sono la stessa cosa: protezione e protezionismo. Dobbiamo decidere da che parte stare. I cittadini sono preoccupati e chiedono protezione. La risposta non può essere il protezionismo». Per Letta la Ue deve imparare dagli errori del passato e imporre una svolta. Le celebrazioni dei Trattati di Roma devono essere l’occasione per una svolta. «Serve un approccio complessivo ai problemi — ha spiegato — che tenga insieme immigrazione, sviluppo, diritti umani e Mediterraneo. Stati membri e istituzioni Ue devono scegliere un approccio più cooperativo di quanto non sia stato finora e devono darsi una road map concreta. La politica degli annunci per risolvere la crisi finanziaria ha fatto danni enormi sull’opinione pubblica». Ma per fare ciò «serve una leadership politica forte nelle istituzioni Ue e in quelle nazionali», che lavori a sostegno di un’Europa unita.

I limiti

Nella due giorni che si conclude oggi 28 febbraio, a cui ha partecipato anche Lakhdar Brahimi, ex ministro degli Esteri algerino e in più occasioni inviato speciale dell’Onu (ultimo incarico in Siria), è stato analizzato l’impegno della Ue nei confronti dei Paesi vicini dal punto di vista politico ed economico, evidenziando le contraddizioni e i limiti di alcuni accordi raggiunti. Una cooperazione spesso difficile, che è risultata realmente utile e costruttiva in quei Paesi in cui l’aiuto europeo è stato accettato non solo dal governo ma anche dalla popolazione locale.

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