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«Riformare l’Eurozona per impedire il crack dell’Ue»

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lo studio

«Riformare l’Eurozona per impedire il crack dell’Ue»

(AP)
(AP)

Se fallisce l'euro, l'intero progetto europeo è a rischio. Per garantire un futuro all'Europa è necessario riformare e intensificare l'Unione monetaria ed economica europea. È quanto emerge da uno studio del think tank Bertelsmann Stiftung e l'Istituto Jacques Delors redatto da esperti di alto livello come l'ex premier italiano Enrico Letta , Pascal Lamy, Antonio Vitorino, Maria Joao Rodrigues e Jorg Asmussen . Nonostante le già numerose sfide odierne dell'Ue, gli esperti si dicono convinti che anche la riforma dell'euro debba essere affrontata con urgenza, una forte performance economica è l'ingrediente chiave per una politica forte.

Solo uno su cinque dei cittadini Ue pensa che nei prossimi dieci anni l'euro possa essere una moneta stabile, molti hanno l'impressione che ci sarà ancora crisi o un ritorno alle monete nazionali. Oltre il 40% dei cittadini Ue ritiene che l'area euro necessiti di riforme urgenti, la pensa così il 58% degli italiani.
« Il voto sulla Brexit ha portato nuove incertezze in gioco. Una riforma dell'euro potrebbe essere considerata una mossa impopolare nel mondo della politica in questo momento, ma è di vitale importanza. Le azioni della Banca Centrale Europea di Draghi hanno salvato l'euro, ma ora spetta ai governi fare il proprio lavoro», ha affermato Enrico Letta recentemente nominato presidente dell'Istituto Jacques Delors.

L'AREA EURO NECESSITA DI RIFORME URGENTI?
% di cittadini Ue che hanno riposto affermativamente. (*)Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna (Fonte: dati eupinions aprile 2016)

La ricerca pone l'accento in particolare sul fatto che solo una revisione della moneta unica e dei meccanismi esistenti possono garantire una sopravvivenza di lungo termine all'Unione Europea. Tre sono i passi principali individuati dagli esperti per un piano di riforma dell'Unione economica e monetaria: un kit di primo aiuto per l'unione monetaria che sia indirizzato ai difetti nella gestione della crisi e nella coordinazione economica; la crescita in Europa deve essere rafforzata attraverso una combinazione di investimenti e riforme; nel medio termine l'euro deve basarsi su un ampio livello di condivisione del rischio e condivisione di sovranità. Questo va di pari passo con lo sviluppo del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) in un Fondo Europeo Monetario sotto un migliore controllo parlamentare.

«Non possiamo evitare i cambiamenti. Dobbiamo riformare l'eurozona oggi se vogliamo che la prossima generazione viva in un'Europa unita e forte domani», ha affermato Aart De Geus, presidente della fondazione Bertelsmann Stiftung e coautore del report. Ad oggi, si legge nella ricerca, l'euro è ancora debole e l'incertezza intorno all'Unione Economica e Monetaria (Uem) è alla radice delle debolezze economiche e sociali dell'Europa. La zona euro è riuscita a raggiungere un livello del Pil pari a quello del 2008 solo ora e nei principali Paesi in crisi c'è ancora un gap.

Negli ultimi cinque anni la zona euro ha registrato una media del tasso di crescita solo dello 0.6 rispetto al 2 % degli Stati Uniti. Nel 2015 gli investimenti sono stati limitati come durante la recessione globale del 2009, mentre negli Usa l'investimento è cresciuto del 19%. Almeno cinque paesi dell'euro contano un livello di disoccupazione giovanile oltre il 30%. Con questi dati l'Ue sarà colpita da una nuova crisi e l'Uem non sarà pronta ad affrontarla: le debolezze strutturali che hanno innescato la crisi in passato non sono state sufficientemente affrontate. È stata la Banca Centrale Europea (Bce) che alla fine ha portato stabilità all'euro e ha così dato tempo ai governi nazionali della zona euro di rafforzare l'Uem e investire e riformare le politiche economiche interne.

GLI INVESTIMENTI NELL’AREA EURO E NEGLI USA
In miliardi di dollari (anno di riferimento 2010) (Fonte: Growth and the Euro after Brexit Report su dati World Bank)

Ma gli esperti sostengono che questo tempo non sia stato utilizzato dagli stati dell'euro in maniera effettiva e la Brexit potrebbe aver aumentato la debolezza politica. Sarebbe un grave rischio, si legge nello studio, scommettere ancora in una potente risposta da parte della Bce nella speranza che le misure di stabilizzazione possano risolvere all'ultimo momento una nuova crisi. Il criticismo della Bce e le discussioni attuali sui limiti del suo mandato, fanno presagire, secondo gli autori, che un suo futuro intervento potrebbe essere limitato e i governi dovrebbero perciò rafforzare fin da oggi l'Uem. Secondo la strategia espressa nello studio, pensare a un effettiva azione di risposta alla crisi ora, potrebbe essere meno costoso e più razionale che farlo una volta che la crisi si fosse già verificata.

Le linee guida espresse nello studio mirano al potenziamento nell'immediato del Meccanismo di Stabilità Europea (Mes) e dell'Unione bancaria per migliorare il coordinamento della politica economica. Tutto questo non richiederebbe cambiamenti nei trattati. Per rafforzare l'Uem c'è necessità di convergenza e crescita, una combinazione di riforme strutturali e una ripresa negli investimenti. Infine una vera unione monetaria ed economica necessita ancora di essere costruita e dovrebbe essere fondata sulla condivisione del rischio e della sovranità con una struttura di governance economica sopranazionale.

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