

Un’antica idea-guida sta emergendo sulla scena politica, dopo essere stata confinata per millenni nella sfera della filosofia: la sufficienza, sinonimo di sobrietà e di temperanza. "Senza la sufficienza, la rivoluzione dell'efficienza è priva di direzione; niente è più pericoloso che muoversi con la massima efficienza nella direzione sbagliata” ammonisce il filosofo Wolfgang Sachs del Wuppertal Institut. “Efficienza – osserva Sachs – vuol dire fare le cose nel modo giusto (doing things right). Sufficienza vuol dire scegliere di fare le cose giuste (doing the right things)”. Vale la pena – per esempio - di perseguire la massima efficienza nell’esportare l’acqua minerale San Pellegrino fino a Sidney?
Una storia di efficienza
La storia dell’umanità è una storia dell’efficienza. Grazie alla sua ingegnosità l’umanità aumenta da millenni la quantità di cose utili che essa è capace di trarre da una singola unità di risorse naturali e di lavoro. E’ proprio questa “marcia dell’efficienza” che ha permesso all’umanità di aumentare esponenzialmente il suo consumo complessivo di risorse. La sempre maggiore efficienza ha permesso infatti l’aumento della popolazione, della durata della vita, dell’uso di manufatti, e lo sviluppo dei mezzi per prelevare sempre più materiali dalla natura, trasformandoli rapidamente in manufatti, rifiuti ed emissioni.
Eppure, malgrado questa evidenza storica, il principale rimedio invocato per far fronte a un consumo di natura ormai esorbitante è un ulteriore aumento dell’efficienza, senza rendersi che è stata proprio proprio la “marcia dell’efficienza” a permetterci di compromettere gli equilibri ecologici del Pianeta.
Per esempio: l’enorme sviluppo del traffico aereo e automobilistico è stato possibile solo grazie ad apparati sempre più efficienti che hanno permesso di ridurre il costo dei trasporti e di moltiplicare il numero di persone che se ne servono sempre più intensamente. Questo fenomeno – ossia l’aumento dei consumi complessivi grazie all’aumento dell’efficienza unitaria - è stato ben studiato dagli economisti), che lo hanno chiamato effetto rimbalzo. Eppure l’effetto rimbalzo è ancora trascurato dalle politiche economiche perché esse continuano a perseguire la crescita esponenziale infinita dell’economia senza troppo riguardo alle sue conseguenze controproducenti.
L’emergere dell’idea-guida della sufficienza
Accanto alla ambivalente idea-guida della efficienza, però, si fa strada l’idea-guida della sufficienza, sinonimo di “vivere bene entro dei limiti accettati” – un’idea controcorrente rispetto all’intensità con la quale il marketing mondiale, i media e le élite economiche e politiche esortano a moltiplicare i consumi. Il concetto di sufficienza è stato finora tabù perché non compatibile con il precetto della crescita economica esponenziale infinita. Da qualche anno, tuttavia, le politiche di sufficienza sono raccomandate anche da maggiori istituzioni internazionali come l’Agenzia Internazionale dell’energia (IEA), sotto l’etichetta “behavioural change”, e il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC). Quest’ultimo descrive la sufficienza come “politiche, misure e pratiche quotidiane che evitano la domanda di energia, materiali, acqua e suolo mentre forniscono benessere per tutti entro i confini planetari”.
Questa definizione, tuttavia, non specifica di per sé che la peculiarità della sufficienza è quella di ridurre i consumi materiali non con soluzioni tecniche (efficienza) ma con soluzioni che implicano di astenersi da una parte dei servizi e dei beni, in particolare quelli che eccedono una soglia di ragionevolezza. I due concetti – il “benessere per tutti” e i “confini planetari” - inoltre, non affrontano due questioni scabrose: fino a quali livelli anche i più alti consumi di alcuni ceti dovrebbero essere legittimati dal principio del “benessere per tutti”? E quale livello di incertezza scientifica è accettabile per sancire il livello di ognuno dei supposti confini planetari da non superare?
Per millenni la virtù della temperanza è stata invocata con motivazioni filosofiche. Oggi, però, sono le cognizioni scientifiche che inducono sempre più scienziati a raccomandare sia alle élite dirigenti sia ai cittadini di orientare le proprie azioni alla idea-guida della sufficienza. Nella comunità scientifica si è diffuso dal 2009 il concetto di confini planetari; questi sono nove parametri ecologici del pianeta, i cui valori attuali si avvicinano o avrebbero superato i livelli di guardia che è bene non superare. Gli effetti del sovra-consumo sui livelli dei parametri ecologici planetari sono causati in modo sovra-proporzionale dal tenore di vita di una minoranza della popolazione mondiale. Se l’intera umanità praticasse questo tenore di vita - come essa potrebbe legittimamente desiderare – il superamento dei confini ecologici planetari sarebbe ancora più massiccio. Ne consegue che una redistribuzione dei livelli di consumo materiale è necessaria per evitare sia il dissesto ecologico sia crescenti conflitti per l’accaparramento delle risorse naturali. L’urgenza di questa redistribuzione è preconizzata non solo da Papa Francesco nel capitolo 193 della sua enciclica Laudato sì ma anche da autorevoli scienziati nel loro recente studio A just world on a safe planet (Un mondo giusto su un pianeta sicuro).
Le iniziative europee per promuovere politiche di sufficienza
Nel 2020 un gruppo di scienziati pubblicò sulla rivista Nature un’efficace ricognizione sulla non sostenibilità dell’attuale e disuguale livello di consumo nel mondo (Scientists’ warning on affluence, Wiedman et al. 2020). Poco dopo, un consorzio di otto associazioni e istituti europei, finanziato dal programma Horizon 2020 della Unione europea avviò l’ampio progetto Fulfill-sufficiency Il suo scopo è di documentare le ragioni per cui l’idea-guida della sufficienza dovrebbe diventare un cardine delle politiche dell’Unione europea. Del consorzio fanno parte: Fraunhofer Institute for Systems and Innovation Research, Wuppertal Institute, EURAC, Jacques Delors Institute, International Network for Sustainable Energy Europe, Politecnico di Milano, Association negaWatt, Zala (Green Liberty). Molti di questi istituti fanno parte anche del consorzio di venti organizzazioni europee che hanno lavorato per quattro anni allo scenario di transizione ecologica Clever presentato nel giugno 2024. Questo prefigura per il 2050 un’Europa di 30 paesi che avrà ridotto del 55% il suo uso di energia e avrà raggiunto sia la neutralità climatica, sia l’indipendenza da importazioni di energia. La triade del progetto Fulfill-sufficiency e dello scenario Clever è riassunta nei tre principi: Sufficienza-Efficienza-Rinnovabili (SER). Questa triade è il fondamento anche degli scenari di negaWatt un’associazione francese e europea di studiosi delle politiche energetiche. Il principio della sobriété (sufficienza) è stato incluso, inoltre, nella legge francese per la transizione energetica del 2015. Anche il Manifesto della sufficienza pubblicato nel 2023 da 75 organizzazioni e istituti di ricerca europei, esorta l’Unione europea a fare dell’idea-guida della sufficienza un caposaldo delle sue politiche. Infine, il recente rapporto delle Nazioni Unite Eradicating poverty beyond growth raccomanda una politica di “riduzione della produzione di ciò che non è necessario” basata su un’idea-guida di sufficienza e di diritti umani, invece che su una “ideologia della crescita”.
La sufficienza: necessaria, possibile, desiderabile
I risultati del programma Fulfill-sufficiency si basano sullo studio della letteratura scientifica e su esempi di pratiche individuali e di politiche pubbliche di sufficienza. Essi saranno presentati a Bruxelles il 18 settembre (e su Zoom, qui il programma) si riassumono in tre argomenti: la politica della sufficienza è necessaria, è possibile ed è desiderabile.
Primo: la sufficienza è sempre più necessaria perché, malgrado sforzi e progressi, nei paesi più industriali non si osserva un auspicato disaccoppiamento assoluto tra crescita economica e crescita dei consumi di natura e di combustibili fossili. Malgrado la crescita dell’uso di energie rinnovabili, infatti, queste si aggiungono alle energie fossili, invece di sostituirle e molti scenari prevedono che l’uso globale di energia e l’uso di fonti fossili continuino a crescere nei prossimi decenni. La perdita di biodiversità, inoltre, è probabilmente il più importante confine planetario da non superare, ma la sua entità è difficile da accertare e tanto più occorre prudenza nello stimarne i limiti da non superare.Secondo: la sufficienza è possibile se il suo principio è applicato a tre livelli: i comportamenti individuali, la realizzazione di infrastrutture materiali e non materiali che permettono e incoraggiano i comportamenti individuali di sufficienza, e infine l’applicazione di normative e di politiche pubbliche nazionali e sovranazionali che favoriscono o incoraggiano sia i comportamenti individuali sobri sia la realizzazione di infrastrutture favorevoli alla sufficienza. Questi tre livelli sono connessi. La scelta individuale di muoversi più spesso in bicicletta, per esempio, è resa possibile se localmente si realizzano infrastrutture adeguate quali le piste ciclabili, i parcheggi per biciclette, i bike-sharing e i locali di custodia in ogni edificio. A sua volta, la realizzazione sistematica di tali strutture è più probabile se norme e direttive nazionali e sovranazionali la promuovono e la sovvenzionano. Un esempio è il mandato nella recente Direttiva Europea Edifici agli Stati Membri di prevedere nelle legislazioni nazionali l’obbligo di locali protetti per bici in edifici nuovi e ristrutturazioni.
Terzo: la sufficienza è desiderabile. Spesso, infatti, oltre a ridurre i danni ecologici, l’applicazione della sufficienza porta con sé benefici alla salute fisica e psichica, contribuendo a favorire l’attività fisica, a diminuire lo stress che spesso accompagna i processi produttivi e commerciali e a ridurre la quantità di ore di lavoro necessarie per finanziare alti livelli di consumo. La salute pubblica ne beneficia e i costi sanitari diminuiscono.
Il principio della sufficienza non è alternativo a quello della efficienza tecnica. Quest’ultima deve essere perseguita, ma occorre prevenire gli effetti rimbalzo del progresso dell’efficienza sull’aumento dei consumi complessivi. Per questo occorrono comportamenti e politiche che tengano conto con prudenza dei confini planetari ecologici e della impossibilità di estendere alla intera popolazione della Terra i livelli di molti consumi materiali che il progresso tecnico permette oggi alla minoranza più agiata.
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