mercoledì 8 aprile 2020
L'ex premier: per trovare un accordo serve togliere di mezzo le bandierine. Paghiamo scelte scellerate come "quota 100". Basta evocare l'uscita dall'euro, centrodestra sia unito intorno a Mattarella
L'ex premier Enrico Letta

L'ex premier Enrico Letta

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«Piantando ciascuno le sue bandierine non se ne esce», dice Enrico Letta. «Mes ed Eurobond sono misure che possono essere rese compatibili, se adattate a una fase senza precedenti come questa», afferma, rilanciando la proposta stilata con Carlo Cottarelli. L’ex presidente del Consiglio, che da cinque anni vive prevalentemente a Parigi, dove dirige la Scuola di politica da lui stesso fondata, è convinto che l’Italia debba rafforzare l’asse con Francia e Spagna. Lo stesso che portò all’elezione di Mario Draghi alla Bce – ricorda – con un ruolo attivo svolto in tal senso dal governo Berlusconi. «Ma paghiamo anche misure scellerate come Quota 100 che hanno minato la nostra affidabilità in Europa».

Spieghiamo bene la proposta.

Le bandierine da togliere di mezzo sono due. Da un lato la mutualizzazione del debito, che i tedeschi non accettano, nel timore di doversi accollare il nostro debito pregresso. In fondo è comprensibile, anche noi al loro posto avremmo delle perplessità. D’altra parte il nostro tabù è il Mes, che vuol dire la Trojka, un cappio al collo modello Grecia.

Invece?
La soluzione si trova rinunciando entrambi alle proprie bandiere. Puntando all’obiettivo comune, altrimenti ci facciamo male tutti: ottenere denaro che vada all’economia reale, lavoratori e imprenditori, denaro garantito dall’Europa nel suo insieme. Senza clausole, senza ripetere errori del passato.

No a una Grecia-bis, insomma...

Certo. Lo strumento finanziario che abbiamo previsto ottiene questi due risultati: i tedeschi non si accollano il nostro debito pregresso, ma per noi non deve esserci il cappio di condizioni imposte, alla “greca”. Dobbiamo passare fra queste Scilla e Cariddi. Se urtiamo uno di questi due scogli affondiamo tutti. Sapendo che noi siamo quelli che rischiamo di più, per via del nostro debito. Di una misura del genere abbiamo bisogno come l’aria, quindi non possiamo farne un problema di nomi. Un’eventuale rottura per noi sarebbe letale, per via delle scelte avventate del passato, anche recente.

Ad esempio?

Sono tante le misure adottate che riducono oggi i nostri margini di trattativa, per la pesantezza del debito e per la poca affidabilità dimostrata. Cito Quota 100 perché è l’opposto di quello che avremmo dovuto fare per aiutare i giovani: abbiamo preferito offrire a caro prezzo uno scivolo previlegiato agli anziani. Ma era il "Conte 1", un’altra storia.

C’è chi accusa l’Europa di averci lasciato soli.

Chi lo fa dice una falsità. Siamo vivi grazie all’Europa. Anche la misura di straordinaria portata che il nostro governo ha appena adottato per i prestiti alle imprese è stata possibile grazie alla Bce, che ci pone in una situazione di stabilità. Dieci anni fa, in una situazione meno grave di questa, avevamo lo spread ben oltre i 500, che non ti permette di poter poter operare. Se oggi la situazione è diversa lo dobbiamo alla Bce, che sta comprando asset italiani. L’Europa ci sta tenendo in piedi. Se il virus avesse colpito un’Italia fuori dalla Ue, come chiede Salvini con la sua proposta di referendum, oggi non avremmo nessuno a difenderci. E a stampare moneta il nostro Paese sarebbe in default, come l’Argentina.

La Commissione come si sta muovendo?

Mi pare che abbia l’autorevolezza per offrire una soluzione, e questi 100 miliardi stanziati contro la disoccupazione mi sembrano una mossa che va nella direzione giusta in questo momento: il sociale.

Chi deve mediare, ora?

Come accadde sulla nomina di Draghi, Roma, Parigi e Madrid debbono fare asse. Fu un passaggio chiave per la successione a Trichet gestito da Berlusconi, va dato atto, con Sarkozy e Rajoy. Restando uniti si potrà oggi costringere, o meglio consentire, alla Merkel di resistere a spinte intransigenti interne che un’europeista come lei neppure condivide, in fondo.

Ma allora il centrodestra che a giorni alterni invoca Draghi e poi invece vorrebbe l’uscita dall’euro, potrebbe dare il suo contributo.

L’uscita dall’euro non la chiede più nessun leader europeo, nemmeno Le Pen. Un leader dell’opposizione che dice certe cose si auto–emargina, oltre a fare un danno alla credibilità dell’Italia. Mi aspetto una chiara presa di posizione da Tajani e Berlusconi, ma anche dalla Lega se aspira a guidare questo Paese. Serve un Paese unito attorno a Mattarella. Che può aiutarci anche a riannodare i fili con la Germania.

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